Effetto Venturi | Ugo La Pietra | Museo del Novecento Milano

Categoria: News
Pubblicato Sabato, 29 Agosto 2015 14:04
Scritto da Super User
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21 maggio 2015 | dalle ore 10.00 alle 18.00, Museo del Novecento, Milano

Nascita della disciplina “Abitare la città”

Ugo La Pietra - Effetto Venturi - Museo del Novecento - Peep Hole

Artisti e Designer partecipanti: Annalisa Deligia, Bianca Stoppani, Maria Giovanna Drago, Davide Stucchi, Elena Mazzi, Alice Pedroletti, Pietro Bonfanti, Luca Bertoldi, Chiara Pergola, Nadia Galbiati, Pier paolo Luvoni, Sergio Racanati, Casali Roubini, Lucia Leuci, Simona Sanvito, Sara Enrico, Federica Ferzoco, Chiara Trivelli, Cleo Fariselli, Francesco Fossati, Giulia Frassineti, Filippo Foschi, Davide Allieri, Viola Acciaretti, Daniele Maffeis.

Ci sono voluti cinquanta e più anni per prendere consapevolezza della necessità di una realtà progettuale per l’ambiente urbano da svilupparsi in un’area disciplinare che non è l’architettura che stiamo costruendo da decenni nelle nostre città e che non è nemmeno il design che dagli anni Sessanta sta invadendo il nostro spazio domestico. Occorre superare quindi l’idea di un’architettura che sempre più spesso è fatta di monumenti all’ambizione dell’archistar; un’architettura monumentale che di fatto è “l’estetizzazione delle regole repressive, l’estetizzazione di una società invece della sia realizzazione” (Il Monumentalismo, 1972). E occorre anche limitare la crescita di oggetti dove il design sembra impegnato solo ed esclusivamente a soddisfare i nostri vizi e placare le nostre angosce nel chiuso degli spazi domestici. È ora di progettare per l’ambiente in cui viviamo e abitiamo, non solo quello privato ma anche quello pubblico (Abitare è essere ovunque a casa propria, 1977).
“Abitare la città” è la nuova area disciplinare che occorre sviluppare nelle nostre scuole e nella nostra pratica, facendo nascere un ambito disciplinare capace di arricchirsi di forme, segni, oggetti a diverse scale, in grado di dare identità ai luoghi urbani, con la possibilità di usare il progetto per dare strumenti in grado di espandere la personalità di chi abita i diversi spazi, utilizzando tutti i sistemi (il sistema commerciale, il sistema culturale, il sistema informativo, il sistema dei luoghi di compressione, il sistema ludico…) per dare alla città quel “effetto urbano” capace di dare valore e significato ai luoghi.
Questa area disciplinare, comunque la si voglia chiamare, non deve rappresentare l’ennesima formula che si occupa di arredo urbano, o di fornitura stradale. Penso che si debba pensare a una disciplina in cui sviluppare un ambito progettuale che va verso la ricerca di strumenti per dare all’individuo la possibilità di “abitare” e non semplicemente “usare” la città. Così facendo la panchina, ad esempio, non è solo uno strumento per riposare ma è anche un “osservatorio”. Un ambito disciplinare capace di innescare processi di coinvolgimento creativo e di “consapevolezza abitativa” facendo buon uso di conoscenze che vanno dall’antropologia urbana alla sociologia, dall’arte “nel” e “per” il sociale alle installazioni ambientali, disegnando i luoghi per i vari gruppi sociali urbanizzati in continua trasformazione.
Per sviluppare tutto ciò occorre operare inizialmente con diversi strumenti in grado di comprendere meglio, vale a dire in grado di “decodificare”, l’ambiente.
Decodificare vuol dire capire e far capire con testi, oggetti, strumenti, ambientazioni… insomma con una sorta di micro-meta progettualità, quali possono essere i gradi di libertà dei luoghi che si vanno indagando ai fini di una progettualità condivisa.
Dai processi di riappropriazione dell’ambiente agli esercizi per la decodificazione urbana (vedi “Riconversione progettuale”, 1976/79) all’uso degli spazi collettivi intermedi (ballatoi, atri dei condomini, spazi verdi privati tra gli edifici…) e la loro trasformazione con operazioni creative collettive, sono alcune delle tante esperienze che ho proposto tra gli anni Sessanta e Settanta.

Ugo La Pietra, 2014.

 

Effetto Venturi è un ciclo di seminari sulle tematiche legate alla trasmissione del sapere artistico che Peep-Hole organizza al Museo del Novecento.
Durante il 2015 Effetto Venturi intende sviluppare la riflessione intrapresa nelle scorse edizioni sulla didattica in ambito artistico, proponendo una ‘scuola temporanea’ all’interno del museo, che vedrà gli artisti invitati impostare il lavoro seminariale partendo da nuclei tematici specifici.
Intento del programma è aprire un confronto con ambiti disciplinari trasversali ma contigui alla pratica artistica.
Le diverse ‘classi’ offriranno l’occasione di approfondire un particolare ambito di ricerca, scelto per l’attinenza e la possibile risonanza con il lavoro degli artisti tutor. Ogni artista terrà un workshop a numero chiuso concentrato in una giornata. Il programma prevede di costituire un gruppo di lavoro che segua tutte le ‘classi’. Sarà tuttavia possibile fare domanda per partecipare anche ai singoli seminari.

Programma 2015:
Meris Angioletti. La danza come metafora..., 8 gennaio
Paolo Icaro. Scrittura/Calligrafia/Segno/Disegno, 6 febbraio
Linda Fregni Nagler. La lente e l’inchiostro..., 5 marzo
Ugo La Pietra. Abitare la città, 21 maggio

Ugo La Pietra vive e lavora a Milano. Si è sempre dichiarato “ricercatore” nelle arti visive e nella comunicazione. Ha comunicato le sue ricerche attraverso molte mostre in Italia e all’estero. Ha curato diverse esposizioni alla Triennale di Milano, Biennale di Venezia, Museo d’Arte Contemporanea di Lione, Museo FRAC di Orléans, Museo delle Ceramiche di Faenza, Fondazione Ragghianti di Lucca. Ha vinto il Compasso d’Oro nel 1979. Le sue esperienze di ricerca in architettura e nel design lo hanno portato a sviluppare temi come “La casa telematica” (MoMA di New York, 1972 – Fiera di Milano, 1983), “Rapporto tra Spazio reale e Spazio virtuale” (Triennale di Milano 1979, 1992), “La casa neoeclettica” (Abitare il Tempo, 1990), “Cultura Balneare” (Centro Culturale Cattolica, 1985/95). Ha sempre sostenuto con opere, ricerche, scritti e didattica un design carico di significati, per un “design territoriale” contro il design internazionalista.

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