Déjà Made/Ready Vu a cura di Nicola Cecchelli

Categoria: News
Pubblicato Sabato, 21 Aprile 2012 21:10
Scritto da Super User
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Palazzo Appiani
Piazza Bovio, Piombino
opening: 7 Aprile 2012 H. 18. 00
fino al 21 Aprile 2012

deja made / ready vu

Artisti Invitati:
Gian Pietro Arzuffi, Gianluca Becuzzi, Gabriele Di Matteo, Francesco Fossati, Franco Menicagli, Paolo Meoni, Saverio Mercati, Pino Modica, Silvia Negrini, Marco Pagliardi, Lapo Simeoni, Paolo Vegas.

Sogno o son desto? A Piombino va in scena la visionarietà di dodici artisti che propongono la loro particolare visione del mondo quotidiano. Per non guardare più con occhi normali. Come la visionarietà è elemento fondante di ogni attività artistica, così l'artista per eccellenza è colui che sa guardare con occhi singolari la realtà circostante. Anche quando riproduce fedelmente il dato reale, opera, pur sempre, un atto d’intima rappresentazione.
Il curatore Nicola Cecchelli, in occasione della XX° Edizione di Visionaria International Film Festival, coglie il pretesto per solleticare i nostri canali percettivi e amplificarli di riflesso, cavalcando l'onda della fervida creatività dei dodici artisti invitati.

È stato scelto un titolo evocativo - Déjà Made/Ready Vu Visioni, Vertigini e Ritorni - per battezzare la mostra di arte contemporanea che inaugurerà sabato 7 aprile 2012 a Piombino nelle storiche sale di Palazzo Appiani, conosciuto dai livornesi come Palazzo Vecchio, e nell'altrettanto suggestiva cornice del Rivellino, sorto come baluardo della “Porta a terra” a difesa della città marittima.


Una collettiva sottilmente provocatoria, che mira a destabilizzare l'esperienza comune del quotidiano in un ribaltamento di senso e di significato.
Il fenomeno del déjà vu “già visto” ossia l'ingannevole sensazione di familiarità che si manifesta nell'immaginario universale in seguito al falso riconoscimento di una data immagine o di un particolare avvenimento, unito alla rivoluzione duchampiana del ready made “già fatto” - che priva l'oggetto della sua funzionalità per sublimarlo a puro riconoscimento estetico, dà luogo a una selezione di opere che, pur non avendo pretesa di creare qualcosa ex-novo, operano, attraverso gesti semplici di ripetizione, sovvertimento, casualità, riciclo e identicità, una distorsione, una vertigine, una replica spaesante dell'oggetto, tale da generare nuove prospettive e inedite interpretazioni della realtà.
La collettiva, ricca di spunti molteplici per guardarsi attorno con occhi nuovi e riscoprire il sapore inatteso del quotidiano, sarà visitabile per quindici giorni, fino al 21 aprile 2012.

Ideazione e cura della mostra Nicola Cecchelli
Vernissage: sabato 7 aprile ore 18.00;
Data e orari: 7 aprile / 21 aprile 2012;
L’esposizione è visitabile tutti i giorni dalle 11:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 19:00. Sabato e domenica 16:00 – 19:00.
Ingresso libero
Catalogo disponibile nelle sale di Palazzo Appiani

http://www.visionaria.eu/

testo di Nicola Cecchelli

Il titolo della collettiva gioca su di un curioso riscontro: la definizione finale del termine francese déjà vu2 coincide con l'esposizione della ‘famigerata’Fontaine di Marcel Duchamp3. La vertiginosa “rivoluzione ecumenica4messa in scena dal ready made ricorda, in effetti, il fenomeno del déjà vu: trovarsi di fronte a un oggetto comune ‘già fatto’, trasportato all’interno di un contesto espositivo, scatena quella curiosa sensazione del ‘già visto’, spingendo il fruitore in una condizione di falso riconoscimento, in quanto l’oggetto in questione, privato della sua funzione strettamente pratica, raggiunge una dimensione puramente estetica.

Il titolo si concentra, quindi, su di un tipo di visionarietà che non crea ma replica, non produce ma ricicla, non compone ma remixa. Una visionarietà protesa verso la ripetizione spaesante, il prelievo, la copia e il riflesso.

Tale modus operandi non corrisponde, tuttavia, a una condizione di sterilità da parte degli autori, ma al contrario a una situazione di fertilità particolare. Si tratta, molto spesso, di gesti semplici che gettano un punto di vista nuovo e interessante su ingredienti della realtà che ci circonda. D’altronde la missione di ogni artista in ogni epoca è forse proprio questa: mostrarci la realtà con altri occhi. Strettamente connessa alla pratica del sampling troviamo, allora, l’opera di Gian Pietro Arzuffi che s’inserisce in quell’ampia cerchia di artisti che nella ripetizione di opere preesistenti tenta di sovvertire la consueta equivalenza di originalità-valore, innestando il seme del dubbio nel dna dell’autenticità. Così come Lapo Simeoni, con ciò che potremmo definire un ready made rettificato, dimostra che basta capovolgere una singola lettera di un noto logo aziendale specializzato in comunicazione per inviare un messaggio dal sapore inafferrabile. Nel caso di Pino Modica, diversamente, potremmo azzardare l’espressione ‘ready made determinato’, poiché si tratta proprio di una scelta iniziale che porta il frutto di gesti comuni, le tracce lasciate su di un determinato piano di lavoro artigianale, a esser svelato dalla luce con una nuova identità che trascende il contingente rivolgendosi all’ideale. Un mondo di segni in un universo di oggetti: nell’'object trouvé' di Paolo Meoni la familiarità di una foto amatoriale abbandona la sfera dell’intimo per estendersi nella sfera collettiva grazie all’enfasi della sovradimensione e alla presenza del sedimento temporale,dato dalla polvere, e incastonato per sempre dentro l’immagine. Con Saverio Mercati ciò che sembra solo un esercizio stilistico autoreferenziale svela, invece, i retroscena dell’opera esautorata dal racconto, il suo meraviglioso funzionamento sottostante che rivela tutta la luce dietro le quinte, luogo mai stato così affascinante. Altrove con Franco Menicagli è la scultura a esser spogliata da ogni sfarzo  monumentale, poiché l’artista non glorifica la realtà, ma la ricicla riattivandola in una struttura pulsante di segni che rivitalizzano lo spazio ospitante. In Silvia Negrini si trova la ripetizione di uno stile frutto di un recupero ‘archeologico’, quello dei primi video game con grafica poligonale, al servizio di una composizione con richiami optical dati dall’ipnotico movimento rotatorio di un soggetto inaspettatamente instabile. Sempre di ripetizione si parla con i moduli di Marco Pagliardi, ripetizione che, tuttavia, crea nel suo svolgersi nuovi originali e non copie come l’occhio a prima vista non stenta di suggerire, sovvertendo la procedura logica che porta dalla matrice ai multipli.

Un richiamo cinematografico ci porta, invece, in uno spazio high class dove troviamo i caratteri stereotipati di Paolo Vegas, con il protagonista che danza al centro della scena inconsapevolmente spiato da un doppelgänger invidioso e voyeur.

La distanza tra copia e autentico si fa sempre più flebile: cosa c’è di più originale, allora, che realizzare una sorta di reportage sulla pittura commerciale partenopea, pratica decisamente artigianale che trova però in una folcloristica interpretazione un’identità magica e stupefacente nel video di Gabriele Di Matteo dove il colore si fa suono.

Da una linea di confine, allora, Gianluca Becuzzi orchestra la realtà in playback, campionando suoni reali e trasformandoli in situazioni audioinstallative, originate sia da registrazioni di campo sia da manipolazioni di oggetti,che amplificano il quotidiano.

Infine, quasi come conclusione di un percorso fatto di ritorni, echi e reminiscenze, troviamo il video di Francesco Fossati che pare dedicato all’alba della rappresentazione, all’epoca dei simulacri riflessi, disegnati di ombra e scolpiti di luce. Lo specchio si trasforma allora in una sorta di portale eterico che fonde la figura dell’artista stesso con il proprio territorio natale.

Questo innesto di arte contemporanea all’interno di Visionaria International Film Festival, oltre a omaggiare la manifestazione giunta alla sua ventesima edizione, arricchisce la proposta, è proprio il caso di dirlo, con punti di vista di artisti che non sanno che farne di occhi normali.

1 Fabrizio De André, L’ottico in Non al denaro, non all'amore né al cielo, Roma, 1971. Produzione: Roberto Dané e Sergio Bardotti.

2 Émile Boirac,The psychology of the future (L'avenir des sciences psychiques), Kegan Paul Publisher, London, 1918.

3 Fontaine fu presentata in occasione della prima esposizione della Society of Independent Artists, New York, aprile – maggio 1917.

4 Alberto Boatto, Lo sguardo dal di fuori - Nuove frontiere dello spazio e dell'immaginario, Cappelli Editore, Bologna, 1981. Pag. 9.